Il fatto del giorno!
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Re: Il fatto del giorno!
Si ma oltre al principio generale devi fare un ragionamento specifico per ogni tipo di sostanza e di come agisce sull'organismo umano.Ericradis ha scritto: mer 7 giu 2017, 17:53 ...........
Anche gli ormoni "sono soggetti a saturazione" agendo su recettori specifici. Quindi non è un parametro che distingue il doping dal non doping.
Il doping è tale se migliora o dovrebbe migliorare la performance.
Ad oggi si è deciso di seguire la strada delle liste delle sostanze vietate e delle pratiche proibite.
L'altro sistema astrattamente ipotizzabile era quello di non fare liste, ma di valutare caso per caso, manifestazione per manifestazione. Solo che il difetto di questo metodo è che si presta ad estrema discrezionalità.
La camera ipo-barica o come si chiama è qualcosa di diverso dal farsi una lampada. Mira deliberatamente a migliorare l'efficienza dell'organismo durante la prestazione agonistica. Per me è un miglioramento artificiale e non indotto dal normale allenamento. Andrebbe vietato.
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Re: Il fatto del giorno!
eh ma mica tutti possono andare a vivere in Kenya. Comunque come dice Canova, nascere, vivere e allenarsi in altitudine ha un determinato effetto. Dai risultati non sembra che queste camere abbiano gli stessi effetti.spiritolibero ha scritto: mer 7 giu 2017, 22:34
La camera ipo-barica o come si chiama è qualcosa di diverso dal farsi una lampada. Mira deliberatamente a migliorare l'efficienza dell'organismo durante la prestazione agonistica. Per me è un miglioramento artificiale e non indotto dal normale allenamento. Andrebbe vietato.
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Re: Il fatto del giorno!
Mi sta venendo l'orticaria a leggere sulla scia del "politicamente corretto" termini come <assessora> <avvocata> <prefetta>.
È un continuo su alcuni giornali nazionali "Repubblica" e "Corriere" tanto per fare nomi.
Ma il bello è che sta roba è sostenuta pure da pseudo accademici della crusca, tipo sta tale Cecilia Robustelli. http://www.accademiadellacrusca.it/it/t ... -ingegnera
Ci s'impunta su sta minchiate e non ci si rende conto che il livello di preparazione e di conoscenza della lingua italiana è scarsissimo.
È uscita la notizia del concorso per insegnanti a Bologna dove gli errori marchiani (apostrofi, accenti, coniugazioni etc.) si sprecavano. La cosa non mi stupisce affatto avendo avuto qualche esperienza in passato, nella specie ho aiutato qualcuno a superare dei concorsi militari e per avvocato.
Ma ritornando al caso di sopra, tutti sti politicanti corretti della lingua, disconoscono completamente, o fanno fitta di non conoscere (il che è pure peggio), la strutturazione e l'evoluzione della lingua italiana.
Lingua che, intanto, non è "madre" come lo era il latino o il greco, ma è stata creata in contesto letterario e colto e in tale ambito si è sviluppata.
Il vocabolario è in massima parte derivato dal latino volgare, ma c'è una percentuale rilevante di termini derivati dal greco e dal franco-longobardo.
Come struttura della declinazione l'italiano ammette due soli generi: il maschile e il femminile.
Il genere "neutro" non è stato introdotto per ragioni di semplificazione della lingua e di adattamento lessicale.
Per sopperire a tale mancanza si utilizzano allora i termini nel loro genere ordinario, maschile e femminile, con valenza neutra.
Come vi dicevo tutte le parole della nostra lingua sono derivate da altre preesistenti e subiscono giocoforza un processo di adattamento.
Per avere la declinazione nei due generi bisogna preliminarmente verificare se è prevista nella lingua d'origine del termine, e poi vedere se è possibile renderla in italiano.
Tuttavia, quando ci si riferisce a categorie di soggetti o di professioni, l'italiano solitamente preferisce il genere maschile con delle eccezioni:
"l'ordine degli avvocati"; "l'ordine dei medici"; "il consiglio dei ministri" - però ci sono delle eccezioni: "le guardie penitenziarie"; - "le sentinelle di pattuglia" - "le delegazioni diplomatiche".
La declinazione al femminile o al maschile dei termini riguardanti le professioni, nonostante tutto il proselitismo che viene fatto, generalmente non è ammessa in italiano perché andrebbe a cozzare contro l'uso del plurale con valenza neutra sopra spiegato.
Anche se astrattamente possiamo andare a comporre la parola con la desinenza per il femminile/maschile, diventerebbe irrazionale nella struttura linguistica, oltre che artificioso (l'assessora???; il sentinello???).
Diverso è il caso dei titoli di rispetto o onorifici. Lì viene ammesso l'uso di entrambi i generi, perché ci si rivolge alla persona individuale, più che al ruolo impersonale: "professore - professoressa" ; "dottore - dottoressa"; "egregio - egregia"; "chiarissimo - chiarissima"; "magnifico - magnifica".
Non fatevi trarre in inganno dai termini dottore e professore. Sono dei titoli onorifici, che poi in senso lato sono andati a ricomprendere anche i relativi mestieri di "medico" e "insegnante".
Questi sono elementi di base che chiunque ha fatto un buon liceo classico dovrebbe conoscere.
Scusate ma leggendo certe cose mi metto davvero le mani nei capelli.
È un continuo su alcuni giornali nazionali "Repubblica" e "Corriere" tanto per fare nomi.
Ma il bello è che sta roba è sostenuta pure da pseudo accademici della crusca, tipo sta tale Cecilia Robustelli. http://www.accademiadellacrusca.it/it/t ... -ingegnera
Ci s'impunta su sta minchiate e non ci si rende conto che il livello di preparazione e di conoscenza della lingua italiana è scarsissimo.
È uscita la notizia del concorso per insegnanti a Bologna dove gli errori marchiani (apostrofi, accenti, coniugazioni etc.) si sprecavano. La cosa non mi stupisce affatto avendo avuto qualche esperienza in passato, nella specie ho aiutato qualcuno a superare dei concorsi militari e per avvocato.
Ma ritornando al caso di sopra, tutti sti politicanti corretti della lingua, disconoscono completamente, o fanno fitta di non conoscere (il che è pure peggio), la strutturazione e l'evoluzione della lingua italiana.
Lingua che, intanto, non è "madre" come lo era il latino o il greco, ma è stata creata in contesto letterario e colto e in tale ambito si è sviluppata.
Il vocabolario è in massima parte derivato dal latino volgare, ma c'è una percentuale rilevante di termini derivati dal greco e dal franco-longobardo.
Come struttura della declinazione l'italiano ammette due soli generi: il maschile e il femminile.
Il genere "neutro" non è stato introdotto per ragioni di semplificazione della lingua e di adattamento lessicale.
Per sopperire a tale mancanza si utilizzano allora i termini nel loro genere ordinario, maschile e femminile, con valenza neutra.
Come vi dicevo tutte le parole della nostra lingua sono derivate da altre preesistenti e subiscono giocoforza un processo di adattamento.
Per avere la declinazione nei due generi bisogna preliminarmente verificare se è prevista nella lingua d'origine del termine, e poi vedere se è possibile renderla in italiano.
Tuttavia, quando ci si riferisce a categorie di soggetti o di professioni, l'italiano solitamente preferisce il genere maschile con delle eccezioni:
"l'ordine degli avvocati"; "l'ordine dei medici"; "il consiglio dei ministri" - però ci sono delle eccezioni: "le guardie penitenziarie"; - "le sentinelle di pattuglia" - "le delegazioni diplomatiche".
La declinazione al femminile o al maschile dei termini riguardanti le professioni, nonostante tutto il proselitismo che viene fatto, generalmente non è ammessa in italiano perché andrebbe a cozzare contro l'uso del plurale con valenza neutra sopra spiegato.
Anche se astrattamente possiamo andare a comporre la parola con la desinenza per il femminile/maschile, diventerebbe irrazionale nella struttura linguistica, oltre che artificioso (l'assessora???; il sentinello???).
Diverso è il caso dei titoli di rispetto o onorifici. Lì viene ammesso l'uso di entrambi i generi, perché ci si rivolge alla persona individuale, più che al ruolo impersonale: "professore - professoressa" ; "dottore - dottoressa"; "egregio - egregia"; "chiarissimo - chiarissima"; "magnifico - magnifica".
Non fatevi trarre in inganno dai termini dottore e professore. Sono dei titoli onorifici, che poi in senso lato sono andati a ricomprendere anche i relativi mestieri di "medico" e "insegnante".
Questi sono elementi di base che chiunque ha fatto un buon liceo classico dovrebbe conoscere.
Scusate ma leggendo certe cose mi metto davvero le mani nei capelli.
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Re: Il fatto del giorno!
Sono d'accordo con te. È da dementi insistere su queste cose.
Perchè non usare allora termini altrettanto demenziali come tassisto, farmacisto, piastrellisto, baristo...?
Perchè non usare allora termini altrettanto demenziali come tassisto, farmacisto, piastrellisto, baristo...?
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Re: Il fatto del giorno!
Quelli ad esempio sono dei termini di origine greca e sono indeclinabili in italiano.Ericradis ha scritto: lun 12 giu 2017, 13:59 Sono d'accordo con te. È da dementi insistere su queste cose.
Perchè non usare allora termini altrettanto demenziali come tassisto, farmacisto, piastrellisto, baristo...?
Cambia l'articolo se ci si riferisce alla persona specifica: il/la tassista; il/la farmacista etc.
Quando ci si riferisce collettivamente a questi soggetti si usa il genere maschile: la protesta dei tassisti; l'unione dei farmacisti etc.
Il problema astrattamente si pone con le parole di origine latina o franco-longobarda le quali hanno una forma femminile/maschile con un'assonanza fonetica simile all'italiano.
Ma io sono per lasciarle nella forma che si è adattata nel corso del tempo, senza introdurre artificiosamente la desinenza. L'assessore va bene per maschile e femminile, così come il sindaco, il ministro, l'insegnante etc.
Può anche capitare di avere entrambi i generi, ma questo per lo più accade quando i termini originari sono aggettivi, participi o altre forme derivate: infermiere/a - segretario/a.
Fermo restando che al plurale, quando ci si riferisce a questi soggetti come categoria indeterminata, si usa il maschile.
E si usa sempre il maschile quando ci si riferisce al ruolo/mestiere in quanto tale:
es. al Segretario generale del Comune di______, egr. dott.ssa_____, si trasmette per opportuna conoscenza quanto segue ......
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zivago
Re: Il fatto del giorno!
A proposito della desinenza al femminile di alcune professioni io non provo particolari fastidi.
Mi disturba di più l'inflazionato uso dell'espressione “politicamente corretto” usata in senso dispregiativo; chi ne abusa sembra si innalzi, da un superiore libero pensiero, a giudicare la buona fede e finanche l'onestà di chi, appunto, ha una visione dei problemi più complessa e perciò più accomodante, rispettosa e disposta al compromesso.
Tu però, caro spiritolibero, non equivocare: queste mie considerazioni sono generali e non sono propriamente rivolte a te. Intendo cioè dire che, specialmente nel web, è invalsa la moda di atteggiarsi, in forma scabrosa e spesso volgare, ad esibire una presumibile verace onestà in contrapposizione all'ipocrisia “buonista". Sennonché questo spregiudicato “libero pensiero” scade spesso nel luogo comune: non già in dissenso e contestazione al “pensiero unico” ma anch'esso in un conformismo omologato alla moda corrente.
Ma torniamo alle desinenze maschile/femminile…
Sull'argomento ricordo una polemica di Vittorio Sgarbi contro la Presidente della Camera Laura Boldrini. Attaccò violentemente la Deputata, giornalista, autrice per aver introdotto il linguaggio di genere per definire gli incarichi pubblici quando affidati a donne. Già! Proprio lo Sgarbi: quello che per lui noi tutti, escludendo se stesso, siamo catalogabili al femminile: « Capra! Capra!! Capra!!! ».
Per me ogni lingua è frutto del suo tempo: appunto come dici tu, spiritolibero, evolve e si struttura. Un tempo alle donne non si riconosceva l'anima; fino a pochi decenni fa neppure il diritto di voto; improponibili e inaccessibili alle donne erano mestieri, carriere professionali, compiti e responsabilità dirigenziali. Oggi il ruolo delle donne è cambiato e ancor più cambierà in futuro: è quindi logico che desinenze, appellativi, titoli che le connotano cambino anch'essi.
Sul buon parlare, scrivere ed esprimersi conta poi la chiarezza dei concetti, l'armonia delle parole, la bellezza dell'espressione e il godimento nell'ascolto: tutte cose che rinviano alla formazione culturale e alla sensibilità personale.
Per quanto riguarda l'autorevolezza dei linguisti dell' “Accademia della Crusca” e io non trancio giudizi tanto drastici:
P.S. Pure voi, nella bella Sicilia, la desinenza al femminile… “minchia” quanto la usate!
Mi disturba di più l'inflazionato uso dell'espressione “politicamente corretto” usata in senso dispregiativo; chi ne abusa sembra si innalzi, da un superiore libero pensiero, a giudicare la buona fede e finanche l'onestà di chi, appunto, ha una visione dei problemi più complessa e perciò più accomodante, rispettosa e disposta al compromesso.
Tu però, caro spiritolibero, non equivocare: queste mie considerazioni sono generali e non sono propriamente rivolte a te. Intendo cioè dire che, specialmente nel web, è invalsa la moda di atteggiarsi, in forma scabrosa e spesso volgare, ad esibire una presumibile verace onestà in contrapposizione all'ipocrisia “buonista". Sennonché questo spregiudicato “libero pensiero” scade spesso nel luogo comune: non già in dissenso e contestazione al “pensiero unico” ma anch'esso in un conformismo omologato alla moda corrente.
Ma torniamo alle desinenze maschile/femminile…
Sull'argomento ricordo una polemica di Vittorio Sgarbi contro la Presidente della Camera Laura Boldrini. Attaccò violentemente la Deputata, giornalista, autrice per aver introdotto il linguaggio di genere per definire gli incarichi pubblici quando affidati a donne. Già! Proprio lo Sgarbi: quello che per lui noi tutti, escludendo se stesso, siamo catalogabili al femminile: « Capra! Capra!! Capra!!! ».
Per me ogni lingua è frutto del suo tempo: appunto come dici tu, spiritolibero, evolve e si struttura. Un tempo alle donne non si riconosceva l'anima; fino a pochi decenni fa neppure il diritto di voto; improponibili e inaccessibili alle donne erano mestieri, carriere professionali, compiti e responsabilità dirigenziali. Oggi il ruolo delle donne è cambiato e ancor più cambierà in futuro: è quindi logico che desinenze, appellativi, titoli che le connotano cambino anch'essi.
Sul buon parlare, scrivere ed esprimersi conta poi la chiarezza dei concetti, l'armonia delle parole, la bellezza dell'espressione e il godimento nell'ascolto: tutte cose che rinviano alla formazione culturale e alla sensibilità personale.
Per quanto riguarda l'autorevolezza dei linguisti dell' “Accademia della Crusca” e io non trancio giudizi tanto drastici:
… semplicemente perché non ho i titoli per farlo.spiritolibero ha scritto: “Ma il bello è che sta roba è sostenuta pure da pseudo accademici della crusca, tipo sta tale Cecilia Robustelli.”
P.S. Pure voi, nella bella Sicilia, la desinenza al femminile… “minchia” quanto la usate!
Re: Il fatto del giorno!
"Mi disturba di più l'inflazionato uso dell'espressione “politicamente corretto” usata in senso dispregiativo; chi ne abusa sembra si innalzi, da un superiore libero pensiero, a giudicare la buona fede e finanche l'onestà di chi, appunto, ha una visione dei problemi più complessa e perciò più accomodante, rispettosa e disposta al compromesso"
anche a me disturba il termine, anche perchè è lungo da scrivere e io sono "sintetico" (o pigro
).
non l'ho inventato io... comunque ci vuole una parola per designare "la dittatura cultural-giustizialista di una certa falsa-sinistra che, tracimata ormai da decenni la difesa di categorie in un lontano passato "bistrattate", le ha trasformate in categorie dominanti-divine intoccabili che hanno a priori ragione anche quando sono palesemente arroganti, violente, false, rancorose, malate, senza alcuna visione dei problemi più complessa e perciò più accomodante, rispettosa e disposta al compromesso"
cioè... ti sbattono in galera se GUARDI una donna in treno (esempio), cosa SANA E NATURALE (gli indios fanno di mooooolto peggio, sono fassssisti?), non ci vedo nulla di accomodante, ci vedo solo nazismo, gusto sadico-malato per la cattiveria e potenzialmente distruzione della natura umana e sociale
io sono venuto in brasile alla ricerca di una maggiore naturalità umana. chi DALL'ALTO distrugge questa naturalità, se non mi si permette di combatterlo, almeno mi si permetta di disprezzarlo.
zivago fammi il favore, non ti ho offeso, vedi di non offendermi. grazie.
anche a me disturba il termine, anche perchè è lungo da scrivere e io sono "sintetico" (o pigro
non l'ho inventato io... comunque ci vuole una parola per designare "la dittatura cultural-giustizialista di una certa falsa-sinistra che, tracimata ormai da decenni la difesa di categorie in un lontano passato "bistrattate", le ha trasformate in categorie dominanti-divine intoccabili che hanno a priori ragione anche quando sono palesemente arroganti, violente, false, rancorose, malate, senza alcuna visione dei problemi più complessa e perciò più accomodante, rispettosa e disposta al compromesso"
cioè... ti sbattono in galera se GUARDI una donna in treno (esempio), cosa SANA E NATURALE (gli indios fanno di mooooolto peggio, sono fassssisti?), non ci vedo nulla di accomodante, ci vedo solo nazismo, gusto sadico-malato per la cattiveria e potenzialmente distruzione della natura umana e sociale
io sono venuto in brasile alla ricerca di una maggiore naturalità umana. chi DALL'ALTO distrugge questa naturalità, se non mi si permette di combatterlo, almeno mi si permetta di disprezzarlo.
zivago fammi il favore, non ti ho offeso, vedi di non offendermi. grazie.
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Re: Il fatto del giorno!
A me disturba il fatto che vengano calate dall'alto sulla scia del "politicamente corretto", che non è altro che un concetto di sublimazione dell'ipocrisia, decisioni arbitrarie e preconcette persino sulla lingua da utilizzare per essere "dalla parte giusta".zivago ha scritto: mar 13 giu 2017, 15:22 A proposito della desinenza al femminile di alcune professioni io non provo particolari fastidi.
Mi disturba di più l'inflazionato uso dell'espressione “politicamente corretto” usata in senso dispregiativo; chi ne abusa sembra si innalzi, da un superiore libero pensiero, a giudicare la buona fede e finanche l'onestà di chi, appunto, ha una visione dei problemi più complessa e perciò più accomodante, rispettosa e disposta al compromesso.
Tu però, caro spiritolibero, non equivocare: queste mie considerazioni sono generali e non sono propriamente rivolte a te. Intendo cioè dire che, specialmente nel web, è invalsa la moda di atteggiarsi, in forma scabrosa e spesso volgare, ad esibire una presumibile verace onestà in contrapposizione all'ipocrisia “buonista". Sennonché questo spregiudicato “libero pensiero” scade spesso nel luogo comune: non già in dissenso e contestazione al “pensiero unico” ma anch'esso in un conformismo omologato alla moda corrente.
Ma torniamo alle desinenze maschile/femminile…
Sull'argomento ricordo una polemica di Vittorio Sgarbi contro la Presidente della Camera Laura Boldrini. Attaccò violentemente la Deputata, giornalista, autrice per aver introdotto il linguaggio di genere per definire gli incarichi pubblici quando affidati a donne. Già! Proprio lo Sgarbi: quello che per lui noi tutti, escludendo se stesso, siamo catalogabili al femminile: « Capra! Capra!! Capra!!! ».
Per me ogni lingua è frutto del suo tempo: appunto come dici tu, spiritolibero, evolve e si struttura. Un tempo alle donne non si riconosceva l'anima; fino a pochi decenni fa neppure il diritto di voto; improponibili e inaccessibili alle donne erano mestieri, carriere professionali, compiti e responsabilità dirigenziali. Oggi il ruolo delle donne è cambiato e ancor più cambierà in futuro: è quindi logico che desinenze, appellativi, titoli che le connotano cambino anch'essi.
Sul buon parlare, scrivere ed esprimersi conta poi la chiarezza dei concetti, l'armonia delle parole, la bellezza dell'espressione e il godimento nell'ascolto: tutte cose che rinviano alla formazione culturale e alla sensibilità personale.
Per quanto riguarda l'autorevolezza dei linguisti dell' “Accademia della Crusca” e io non trancio giudizi tanto drastici:… semplicemente perché non ho i titoli per farlo.spiritolibero ha scritto: “Ma il bello è che sta roba è sostenuta pure da pseudo accademici della crusca, tipo sta tale Cecilia Robustelli.”
P.S. Pure voi, nella bella Sicilia, la desinenza al femminile… “minchia” quanto la usate!![]()
Si viene in questo modo a snaturare la storia della lingua italiana e la sua stessa struttura.
La lingua è sempre in evoluzione, ma seguire logiche che sfuggono dall'alto e che invece sono legate alle istante più volgari" e diffuse dalla società.
Gli esempi che porti de <la presidente, la deputata> rientrano dell'esempio dei titoli onorifici che fo fatto in precedenza. Sono degli attributi della persona e la lingua italiana teoricamente consente la declinazione al femminile.
Non è una novità di adesso.
Quando ci si deve riferire ad una collettività indeterminata di persone l'italiano preferisce il genere maschile.
Es. "Cari colleghi, care colleghe, .... . Firmato il Presidente dell'Ordine degli Avvocati, egr. avv....." . La stessa cosa quando ci si deve riferire al mestiere in senso spersonalizzato. Es. "Il sindaco, per le ragioni esposte in premessa, ordina..." "Chiamate un medico!!!"
Sicuramente alla base vi è una ragione storica, considerato che la gran parte dei mestieri erano a panneggio degli uomini, ma a distanza di secoli la regola si è cristallizzata così.
Se vi sarà un cambiamento della suddetta avverrà nel corso di altrettanti secoli e non certo per effetto di una bolla boldriniana.
Peraltro, le questioni di lingua non possono essere ricondotte a discussioni sterili di mera forma, involvendo la cultura intima dei parlanti.
Il siciliano è una lingua estremamente onomatopeica, che ha bisogno di rappresentare foneticamente non solo la realtà materiale, ma anche quelli che sono i sentimenti interni di chi la parla. Non è un caso che in siciliano manchi il tempo futuro.
Anche quando ci si deve riferire ad un avvenimento che accadrà tra 100 anni esso viene attualizzato al presente. Pessimismo cosmico? Materialismo estremo? Rassegnazione? "Nulla potrà essere diverso da come è sempre stato" (cit. Tomasi Lampedusa, Sciascia).
Probabile.
Siciliano: U ponti? Si va bonu, fra cent'anni fossi u 'giustunu.
Italiano: Il ponte? Si va bene, in cento anni forse lo ripareranno (aggiusteranno).
Adesso vado ad allenarmi, se no Lucaliffo si licenzia e poi dove lo trovo un altro allenatore da stressare.
In questo è politicamente correttissimo.
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Re: Il fatto del giorno!
anche gli indios non hanno il futuro.
il futuro oggi NON ESISTE e ancora non è mai esistito. in un certo senso usare il futuro è come avere un'allucinazione.
p.s. purtroppo in brasile certi ambienti addirittura propugnano la sostituzione delle declinazioni maschili/femminili con una X (deputatx, avvocatx) per non offendere gli altri 178 generi e chi si accoppia con cani (anzi, canx), escrementi, cocomeri e quarziti
il futuro oggi NON ESISTE e ancora non è mai esistito. in un certo senso usare il futuro è come avere un'allucinazione.
p.s. purtroppo in brasile certi ambienti addirittura propugnano la sostituzione delle declinazioni maschili/femminili con una X (deputatx, avvocatx) per non offendere gli altri 178 generi e chi si accoppia con cani (anzi, canx), escrementi, cocomeri e quarziti
