Il falso mito del vantaggio della programmazione a lungo termine

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Re: Il falso mito del vantaggio della programmazione a lungo termine

Messaggio da Zedemel »

Io sono un po' più cattivo su questa considerazione degli atleti. Ok Tamberi che ha fatto 2,39, misura che forse ti proietta a medaglia, ma gli altri due siamo ancora lontani dai top attuali.

Non so come funziona adesso, ma chi entra nei corpi poi è stipendiato tutta la vita?
Perché nel ciclismo, il pro che non è un crack, prende uno stipendio normale durante la carriera, ma dopo devono trovarsi un lavoro fuori o dentro al mondo del ciclismo.
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Re: Il falso mito del vantaggio della programmazione a lungo termine

Messaggio da Zedemel »

chippz ha scritto: mar 12 mag 2020, 9:35 da 1000 euro al mese (o a semestre, non mi ricordo, come una cifra che non potevano permettersi). Negli altri Paesi tutte le spese a chi fanno carico?
1000 euro al mese per pattinare? E come mai? Aveva spese di viaggio o doveva pagare gli allenatori?
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Re: Il falso mito del vantaggio della programmazione a lungo termine

Messaggio da L'Appiedato »

Io penso che se c'è la stoffa basta non essere allenatori cani e il talento emerge, almeno in modo sufficiente da farlo approdare al professionismo. Questi saranno i possibili campioni, poi diventarlo è un altro paio di maniche.
Come si diceva gente come Tortu, Crippa, Tamberi sarebbero diventati professionisti in ogni caso (a meno di incontrare proprio dei macellai)
Per tutti gli altri (i bravini) che passino professionisti o meno cambia solo per loro.
E' una visione un po' cinica ma penso non sbagliata.
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Re: Il falso mito del vantaggio della programmazione a lungo termine

Messaggio da L'Appiedato »

Zedemel ha scritto: mar 12 mag 2020, 9:40
chippz ha scritto: mar 12 mag 2020, 9:35 da 1000 euro al mese (o a semestre, non mi ricordo, come una cifra che non potevano permettersi). Negli altri Paesi tutte le spese a chi fanno carico?
1000 euro al mese per pattinare? E come mai? Aveva spese di viaggio o doveva pagare gli allenatori?
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Re: Il falso mito del vantaggio della programmazione a lungo termine

Messaggio da chippz »

Zedemel ha scritto: mar 12 mag 2020, 9:40
chippz ha scritto: mar 12 mag 2020, 9:35 da 1000 euro al mese (o a semestre, non mi ricordo, come una cifra che non potevano permettersi). Negli altri Paesi tutte le spese a chi fanno carico?
1000 euro al mese per pattinare? E come mai? Aveva spese di viaggio o doveva pagare gli allenatori?
Me l'avevano detto, ma me lo sono scordato quanto fosse la cifra.
Comunque c'era il tesseramento per gli allenamenti con la squadra + il costo degli allenamenti 1-1 con l'atleta/allenatore nazionale.
Un po come in palestra: c'è l'abbonamento in palestra e poi il costo del personal trainer che ti segue 1-1.
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Re: Il falso mito del vantaggio della programmazione a lungo termine

Messaggio da chippz »

L'Appiedato ha scritto: mar 12 mag 2020, 9:40 Io penso che se c'è la stoffa basta non essere allenatori cani e il talento emerge, almeno in modo sufficiente da farlo approdare al professionismo.
Tu dici funziona per qualsiasi sport?
Cioè, la ragazzina al terzo lancio col vortex ha fatto 43 metri senza rincorsa quando il record italiano con rincorsa di un anno più grande è 53m.. :mrgreen: O in palestra dopo una settimana mi ha fatto una doppia con 40 kg di panca, quando la campionessa italiana under18 mi raccontò che ci mise più di un mese a fare una singola con 40 kg e aveva 16 anni.

Però siamo sicuri che nel tempo arriverebbe davvero ai vertici nazionali se si facesse allenare da un allenatore non cane? Ma come si dovrebbe allenare un "freak of nature"? Si guarda l'età o il talento? Stiamo sempre parlando di giovani.
Quindi essere già forti vuol dire essere forti davvero? Mi spiego. Bolt senza allenamento specifico, a 15 anni, alla prima gara fa 22"04 sui 200m. Sappiamo però che quella è una specialità in cui tanto più si è forti tanta più fatica si fa (cioè, i 9" di Bolt sono molto più stressanti dei miei 14"), ma siamo sicuri dunque che fare quei tempi vuol dire anche essere in grado di reggerli fisicamente? Bolt infatti ebbe diversi infortuni all'inizio.
Quindi come andrebbe trattato il giovane talento? Andrebbe allenato facendogli fare i suoi tempi col rischio che il fisico non sia ancora in grado di reggere oppure andrebbe allenato come una persona di tre livelli più scarso quindi praticamente sempre col freno a mano tirato?


PS: Comunque la ragazzina è solo un esempio (in palestra si vede grossa e il giavellotto non le piace -anche se inizierebbe ad usarlo l'anno prossimo, ma dubito che possa provare a lanciare in gara il vortex visto che non siamo più iscritti e non ci saranno più gare.. :D- quindi non ci alleneremo più in quella direzione e comunque ormai è ferma da 2 mesi, quindi qualsiasi cosa decideremo di fare ora che si può uscire sarà comunque ripartendo da 0).
Mi incuriosisce però questa discussione.
Gym: squat 110k / panca 70k / stacco 145k
Run: 10k 37':40" / 3k 10':22" / 1,5k 4':44" / 0,8k 2':16" / 0,4k 1':00"
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Re: Il falso mito del vantaggio della programmazione a lungo termine

Messaggio da Zedemel »

chippz ha scritto: mar 12 mag 2020, 10:18
Quindi come andrebbe trattato il giovane talento? Andrebbe allenato facendogli fare i suoi tempi col rischio che il fisico non sia ancora in grado di reggere oppure andrebbe allenato come una persona di tre livelli più scarso quindi praticamente sempre col freno a mano tirato?
la Quick-Step Floors ingaggia un astro nascente del ciclismo mondiale che fino a due anni fa faceva il calciatore - cresciuto nell’Anderlecht, tre stagioni in Olanda al PSV Eindhoven, e la maglia della Nazionale giovanile belga Under 15 (4) e Under 16 - poi ha corso una mezza maratona in 1h16 e infine s'è messo a pedalare. Il fatto è che su due ruote Remco Evenepoel ha subito iniziato a macinare successi nelle categorie Juniores, fino ai titoli continentali sia in linea (in fuga per 90 chilometri con 9'45 di distacco al traguardo!) che a cronometro di una settimana fa a Brno. Ecco perché questo fenomeno, che compirà 19 anni il prossimo 25 gennaio, passerà subito al professionismo World Tour.

L'han messo su una bici e demoliva avversari che magari erano in sella già da dieci anni.
Per me è indubbio che nel talento vada ricompresa anche la capacità di infortunarsi meno e di recuperare prima. Kipchoge ha avuto una carriera piuttosto lineare, ho sempre pensato, ma a correre là per quelle strade sconnesse non ha mai fatto qualche cazzata? che ne so una storta? O forse ce li ha ma una capacità del suo corpo sia quella di subirle meno o di recuperarle rapidamente?
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Re: Il falso mito del vantaggio della programmazione a lungo termine

Messaggio da chippz »

Sarebbe interessante vedere come si allenava Evenepoel tra i 15 e i 16 anni, ma faceva altri sport. Ora ne ha 20 quindi si allenerà al 100% come un pro già maturo.

Beh, Kipchoge a correre sulle strade dissestate ci avrà fatto l'abitudine, ormai avrà i piedi talmente abituati che non piglierà manco una storta.
Invece "capacità di recuperare prima", si ritorna a quel che dicevo prima. Uno che è forte è forte (alias regge) davvero? Quindi uno che senza allenamento, da ragazzino, fa 1h16' ha dunque la stessa capacità di recupero di un atleta evoluto abituato a 90/110 km settimanali?
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Re: Il falso mito del vantaggio della programmazione a lungo termine

Messaggio da lucaliffo »

secondo me siete andati OT perché non mi pare che l´articolo analizzasse i super "craque" (come dicono in brasile).
il 99% degli sport é fatto da gente da bravina a molto brava per la quale la sicurezza economica, oltre a essere necessaria come per tutti, aiuta a migliorare le prestazioni e, chissá, una certa percentuale diventare un craque.
non é vero che tutti i craque lo sono fin da regazzini. mennea e antibo non lo erano, manco cova.
osservate le liste dei primi 20 alltime mondiali sui 400 allievi e assoluti, combaciano quasi zero.
allenatore, personal trainer

http://ilcorsarotraining.blogspot.com.br/
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Re: Il falso mito del vantaggio della programmazione a lungo termine

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lucaliffo ha scritto: mar 12 mag 2020, 11:38 secondo me siete andati OT perché non mi pare che l´articolo analizzasse i super "craque" (come dicono in brasile).
il 99% degli sport é fatto da gente da bravina a molto brava per la quale la sicurezza economica, oltre a essere necessaria come per tutti, aiuta a migliorare le prestazioni e, chissá, una certa percentuale diventare un craque.
non é vero che tutti i craque lo sono fin da regazzini. mennea e antibo non lo erano, manco cova.
osservate le liste dei primi 20 alltime mondiali sui 400 allievi e assoluti, combaciano quasi zero.
non so, dipende poi cosa ognuno intenda per supercraque craque etc.
Ci deve essere qualcosa per cui il livello medio sia più basso che per altri paesi o altri sport, sembra appunto che qua il raggiungimento dello stipendio sia un motivo per sedersi, invece che un ulteriore stimolo.
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