Quando, come artigliere alpino, ero un “bocia” indisciplinato, le “3C” (caporali, capitano colonnello) e i “veci” mi “bottigliavano” (punivano) in continuazione costringendomi a massacranti esercizi ginnici. All'inizio soffrivo, poi c'ho fatto l'abitudine e perfino ne ho preso gusto; cosicché dopo il congedo, da allora tutte le mattine (365 giorni l'anno) faccio “rafforzamento”.
Fino ai cinquant'anni la routine di esercizi consisteva nel fare cicli di 50-60 flessioni su gambe e braccia, un centinaio di addominali, poi torsioni e flessioni del busto, vari esercizi di braccia con piccoli manubri di 1,5 Kg; il tutto per circa mezz'ora.
Dopo i cinquanta, pur continuando con lo stesso tipo di esercizi, ho via via diminuito i cicli e la durata della ginnastica mattutina.
Ora, che di anni ne ho sessantadue, mi limito a circa un quarto d'ora di esercizi e in certe mattine, soprattutto d'estate, devo fare uno sforzo di volontà per non venir meno a questo dovere quotidiano.
Eh già! Quand'ero più giovane la mattina balzavo dal letto come un grillo; adesso, e peggiorando di anno in anno, al risveglio mi sento rigido, anchilosato, lento. Mi ci vuole una buona mezz'ora per sciogliermi e nei mattini che corro il riscaldamento è più lungo e lento.
Forse dovrei modificare l'orario delle uscite (vado sempre verso le cinque e mezza) e assecondare il naturale ritmo circadiano che vorrebbe, per gli sforzi fisici impegnativi, orari meno antelucani, magari pomeridiani o serali. Dovrei provare a cambiare ma per ora, l'abitudine e gli impegni di lavoro non me lo consentono.
Posso comunque dire che la ginnastica quotidiana, insieme all'immancabile passeggiata di mezz'ora nel dopo pranzo, mi ha mantenuto in buona forma: abitudini che da giovane mi hanno rafforzato ed ora rallentano l'indebolimento.
Riesco ancora a correre la mezza maratona, su percorsi collinari, sotto la soglia del “moribondo”. L'anno scorso feci circa 1400 Km; quest'anno mi accontenterò di 1200; spero di arrivare alla pensione (ahimè fra 5 anni) senza scendere di molto sotto i 1000.
A forza e resistenza alla fatica supero mio figlio che ha 29 anni e si limita ad un paio d'ore di palestra alla settimana. Invece mio nipote (va per i quattro anni) riesce ad estenuarmi, quando per ore vuol giocare con me “a chi arriva primo”

In linea di massima direi a salvassa che per correre bene e a lungo conta, più che curare lo sviluppo della forza massimale ma “periodizzata”, mantenere l'impegno mediocre ma continuato.
Gli sportivi amatoriali che conosco, miei coetanei, si dividono in due categorie: i “massimalisti” e i “minimali”.
I “massimalisti” quand'erano giovani hanno fatto buone cose, in alcuni casi anche eccellenti, ma poi la maggior parte di loro, o per gli infortuni o perché mal sopportavano l'inevitabile declino da invecchiamento, si sono arresi alla sedentarietà.
Invece i “minimali” in genere sono durati: li ritrovo nelle “tapasciate” domenicali, partecipano da senior a gare ufficiali, nel fisico e nello spirito si sono mantenuti attivi e gagliardi.
Insomma: due concezioni diverse dello sport amatoriale che attengono al carattere individuale, alle personali qualità fisiche, agli stimoli indotti dall'ambiente frequentato.
Aggiungo infine che per correre il fondo con buoni risultati e senza farsi male, è importantissimo avere un peso ideale: cioè essere piuttosto magri. Io sono 80-81 Kg per 1,93 m, il che, insieme ad un buon tono muscolare datomi dalla quotidiana ginnastica di rafforzamento, mi permette di correre ancora molto, anche su collinare sterrato e campestre … senza che mi sia mai fatto male.