@maxmagnus
No non è stato interpretato... ...quelli sono artifizi utilizzati dai commentatori per indorare la supposta. Diciamo che lo abbiamo più volte palesemente violato l'art. 11.
Quando è stato scritto, ovviamente, si era consci che le guerre non sarebbero terminate da un giorno all'altro e che in un modo o nell'altro finisci per esserne coinvolto in un sistema di rapporti internazionali. A meno che non spostiamo l'Italia su di un altro pianeta.
Il senso di quella disposizione è dunque quello di tendere al ripudio della guerra. Vale a dire, tutto il sistema politico deve pensare, e svolgere un'elaborazione culturale su questo, affinché in futuro (tra 100-200-300-mille anni) i conflitti tra le varie nazioni non siano risolti attraverso l'uso della guerra.
Per farla breve, se già con quella disposizione in costituzione abbiamo più volte partecipato a missioni militari, figuriamoci se non esisteva completamente. Dovete vederla come una sorta di "freno".
Sul piano generale, è una norma che fa una scelta di campo "filosofica", perché esiste anche la teoria di chi sostiene che la "guerra" è insita nella natura umana ed è un "istinto" insopprimibile: c'è stata, c'è, e ci sarà sempre. Da qui poi si apre tutto un dibattito con varie sfumature.
Ad esempio, può obiettarsi che è inesatto parlare di "guerra" in se per sé, ma piuttosto di conflitti tra interessi contrapposti che sfociano nella guerra. E allora bisognerebbe tendere a risolvere questi conflitti con mezzi diversi dalla forza militare. Che poi è il ruolo che oggi viene svolto, a livello privato, dai tribunali (ne cives ad arma ruant).
A livello di rapporti tra Stati la cosa è ovviamente più difficile, ma i costituenti hanno dato alle generazioni future l'indicazione di sforzarsi a perseguire questo obiettivo.