Economia e Finanza
Re: Economia e Finanza
Che azz ci sarà poi in Israele? Tutti sti casini per un pezzo di deserto... ma non possono trasferirsi tutti in usa e in Europa? 
Mutante sovrumano
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zivago
Re: Economia e Finanza
Se a quel libello sostituiamo qualche nome, cambiamo alcuni avverbi, modifichiamo pochi aggettivi (addolcendoli): possiamo facilmente prenderlo per il proclama di una farneticante jihad islamica.GioPod ha scritto: dom 23 apr 2017, 12:12 E intanto, nell'estrema sinistra un dì lontano cara al nostro Luc si stanno affacciando pensieri come questo (tale La Grassa, ex docente di Economia Politica, su facebook):
COMINCIAMO A DIRCI ALCUNE VERITA’
...
Un encomio va dunque al buon GioPod che così ci ha mostrato l'esempio di un pericoloso, oltre che stolido, modo di usare la rete: per aizzare gli animi peggiori, per lanciare deliranti fatwā che inneggiano alla guerra santa contro la canaglia nemica... (« … Bisogna combattere e annientare una simile falsa sinistra con metodi assai diversi da quelli “democratici” del voto. Non ce ne libereremo mai in questo modo. Bisogna distruggerla, disperderla, incenerirla. »).
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zivago
Re: Economia e Finanza
Sulla sostenibilità del nostro sistema pensionistico-previdenziale io non ho tabelle da proporre.spiritolibero ha scritto: sab 22 apr 2017, 11:38 In ogni caso, le conclusioni, abbastanza evidenti, sono due:
- è falsa l'affermazione secondo cui i contributi versati non sono sufficienti a garantire le pensioni correnti degli assistiti. Questo perché alle entrate contributive dell'Ente bisogna sommare anche le trattenute erariali, sempre a carico dei prestatori e datori di lavoro.
- le misure di stretta sul sistema pensionistico, leggi Fornero e seguenti, sono principalmente volte a sostenere il crescente carico assistenziale, causato dall'aumento dell'età della popolazione.
Il problema è che non c'è una crescita economica tale per mantenere il sistema di cui sopra.
Ciò anche perché, come diceva bene Luc, non ci sono sufficienti risorse disponibili per gli investimenti essendo destinate ad altre spese correnti.
In questa maniera il Paese morirà di vecchiaia anch'esso.
Io diffido dei troppi grafici e tabelle. Per alcuni anni ho lavorato nel campo delle misurazioni (nel settore meccanica di precisione in sala metrologica facevo controlli dimensionali e di qualità) e so bene quanto anche le rilevazioni più minuziose siano sempre aleatorie. C'è sempre un margine di incertezza la cui entità è relativa: cioè dipende da come i dati vengono rilevati; da strumenti e metodi usati; da chi fa la misurazione, quando la fa e in che condizioni opera; dalla validità del campione statistico; dalla ripetibilità (similmente al “metodo scientifico sperimentale”); infine, last but not least, da quel che si va cercando e che si vuol trovare.
Soprattutto prendo con le pinze le statistiche che circolano sul web. Per restare ai dati relativi alla composizione della spesa pubblica, dico che sono di interpretabile lettura perché tra di loro si contraddicono: i dati dell'Inps non collimano con quelli dell'Istat; quelli di Confindustria sono diversi da quelli dei sindacati dei lavoratori; quelli delle associazioni dei pensionati non concordano con quelli dei commercialisti; quelli dei partiti di governo sono diversi da quelli delle opposizioni; quelli degli enti sovranazionali sono disomogenei. Insomma nella sterminata quantità di siti, blog, chat, forum, gruppi, link, possiamo trovare di tutto ed il contrario di tutto. Tipicamente, chi si informa e si forma in internet tende a frequentare i siti più congeniali alla sue convinzioni o quelli a lui avversi ma che, proprio per questo, rafforzano le sue già radicate opinioni. Mi sembra dunque sterile discutere contrapponendo tabelle, rinviando a link, pescando in rete (dove fa più comodo) da questo o quell'altro articolo. Trovo più stimolante e bello il dibattito basato su storie personali, su proprie e reali (de facto) osservazioni, su nostre autentiche considerazioni.
Ebbene... sullo stato della nostra previdenza sociale chi ce la racconta giusta? Chi ha ragione?
Io cerco di affidarmi al buonsenso basandomi sull'osservazione diretta della realtà che ho attorno: nei rapporti di lavoro; nelle relazioni sociali; negli scambi amicali e affettivi; nel partecipare all'associazionismo locale e nel praticare il volontariato.
Preferisco dunque, più che studiar tabelle e complicate analisi, fare dei semplici “conti della serva” : sono infatti rimasto a quel che appresi dal compagno Il'ič quando sosteneva che, in un'ideale città futura, anche una cuoca dovrebbe essere in grado di tenere i conti dello Stato.
Allora vediamo…
Nelle nostre famiglie (di mia moglie e mia) siamo in tutto 14 figli che hanno cominciato a lavorare già dai 13-14 anni (io all'età di 14 anni non andavo ad insegnare agli scribi... ma in officina a tirar la lima
Parecchia di questa spesa assistenziale era ed è sacrosanta; molta è stata ingiusta o perlomeno impropria. Faccio qualche esempio…
Nella mia zona, a seguito delle crisi o grandi ristrutturazioni industriali degli anni 80 e 90, centinaia di migliaia di persone sono state assistite per anni e anni dalla cassa integrazione. Potrei documentare con nomi, date e circostanze precise di gente che nelle a me vicine “Autobianchi” di Desio, “Innocenti” di Lambrate, “Alfa Romeo” di Arese, “Motta-Alemagna” di Milano, è stata in Cassa Integrazione per 10-12 anni. Non pochi di questi cassaintegrati storici (tra un corteo e l'altro dove urlavano « Lotta dura senza paura! » o « Il posto di lavoro non si tocca lo difenderemo con la lotta! ») nel frattempo “si arrangiavano” con lavori in nero; infine con il pre-pensionamento sono andati a riposo (si fa per dire perché l'”arrangiamento” è continuato) a soli 50 anni.
Mia moglie è di Caorle (Ve), una nota località balneare. Ebbene lì le pensioni di invalidità si sprecano: ovvio, d'estate si lavora con i turisti; d'inverno si arrotonda la pensione con lavori edili e di manutenzione. C'è anche chi, continuando a percepir pensione, ha messo su alberghi o case per affittanze estive (quasi tutte a nero).
È accertato che negli anni 80-90 nelle vicine valli valtellinesi erano numerosissimi i “lavoratori frontalieri”: gente che lavorava in Svizzera e dormiva in Italia. Ebbene a quei tempi tra i primi posti delle Provincie italiane con il maggior numero di pensioni di invalidità c'era quella di Sondrio. Non so quanto ora la situazione sia cambiata (sono sicuro che ci sono contrastanti statistiche) ma coloro che hanno amici o parenti valtellinesi (come me) potranno verificare.
Ma, tornando al rapporto tra assistiti e assistenti, ora la situazione è molto cambiata. Noi oggi, tra i suddetti 14 figli e cognati, abbiamo solo 1-2 figli a coppia, qualcuno nemmeno quelli. Chi dunque pagherà le nostre pensioni quando avremo dato fondo a quel che abbiamo versato in contributi? E anche qui faccio un altro personale esempio…
Io, sebbene cominciai a lavorare a 14 anni, ora a che ne ho 62, per via di quei cornuti che non mi versarono i contributi, ho “solo” 41 anni di contribuzione e quindi, con l'attuare normativa, per la pensione dovrò arrivare a 42 anni e nove mesi. Dunque, se tutto va bene, tra un paio d'anni potrò finalmente riposare un poco ma…
Facciamo un po' i conti alla maniera della cuoca di Lenin. I contributi previdenziali, sia da lavoro dipendente che autonomo, corrispondono complessivamente a ca. il 30% del reddito lordo: dunque facciamo che, per semplicità di calcolo, ai miei 43 anni di contribuzione, me ne debbano spettare ⅓ in vitalizio cioè circa 14-15. Orbene se anche, esagerando, rivalutiamo e arrotondiamo arrivando a 20 anni di rendita, quando avrò 84 anni, il mio “fondo pensione” sarà bell'e prosciugato. E se vivessi fino a 90 anni, magari fino a 95, chi pagherà? Potranno pagarci la pensione, a mia moglie e a me, i nostri due figli? E durante i 20 o 30 anni della nostra vecchiaia, da dove verranno presi i soldi per le nostre (speriamo poche) cure sanitarie?
Il nostro Zedemel dice che « … è falsa l'affermazione secondo cui i contributi versati non sono sufficienti a garantire le pensioni correnti degli assistiti. » . Per me è invece assurdo sostenere che c'è equilibrio. Provate a farvi un giro nei mercati rionali, nelle piazze, nei bar, nei parchi, all'ora di uscita delle scuole materne o elementari e, adesso che comincia la bella stagione, nei luoghi di villeggiatura: vedrete una marea di giovani pensionati appena sessantenni già da anni in pensione. Abbiamo milioni di pensionati che, statisticamente parlando, godranno pensione e assistenza per 20-30 e perfino 40 anni a fronte di versamenti previdenziali di 35-40 anni (in moltissimi casi, anche di molto meno). Consideriamo poi, in aggiunta, che a questi “vecchi” sono riservate le maggiori attenzioni (perché loro, a differenza dei giovani, vanno a votare) in termini di assistenza sanitaria, esenzioni, agevolazioni, protezioni, strutture dedicate, ecc. . Mi si dirà… che sono invidioso: può darsi. Ma questo nulla toglie al fatto che questo sistema è ingiusto, non può reggere, e ci sta portando al disastro.
Dici, caro spiritolibero: « Il problema è che non c'è una crescita economica ma il problema è che l'economia non cresce ». Io dico che senza delle drastiche riforme del sistema previdenziale, sanitario, tributario e giudiziario, non solo non cresceremo mai, ma falliremo.
Eh, però, sostiene Zedemel, « … non lo capisce la politica... » ! Ma cos'è la politica? È un'entità trascendentale? Un'immanenza divina imperscrutabile e impenetrabile? Un potere immodificabile?
La politica è un'espressione umana che governa la vita sociale: è pessima se delegata a pochi, se lasciata alla “casta”; è nobile se da molti è partecipata e vissuta con passione e idealità. Si dice che “la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi”: ebbene se non vogliamo la guerra occorre la politica, possibilmente facendola piuttosto che subirla. La facciano i giovani (perché loro è il futuro) indirizzandola dal basso: partecipino attivamente (più che virtualmente dal web); si preoccupino del loro Comune, del quartiere, dei servizi sociali, della scuola, dell'ambiente, dello sport, delle attività culturali, della biblioteca, dell'associazionismo, della pro-loco, dell'oratorio, ecc. .
Perché, come diceva Don Milani: « Il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l'avarizia. »
Re: Economia e Finanza
Si beh la politica del quartiere te la fanno fare tutti, è ad alto livello che le cose cambiano, ci arrivano in pochi che vengono delegati col voto, e puntualmente quando sono là fanno il contrario di quanto dicevano pretendendo il voto. C'è troppa carriera nella politica, per cui anche armati di buona fede, si arriva a scendere ad eccessivi compromessi coi poteri importanti. Se sai che fai qualche anno e poi torni al tuo, il meccanismo è piu sfumato, non sarà la perfezione, ma le cose migliorerebbero.
E la cosa è lampante, cosa vietava a dicembre di fare una legge elettorale e poi votare? Che a settembre ci sono i vitalizi, e dietro alle istituzioni ci sono persone, che ovviamente guardano al loro interesse economico
E la cosa è lampante, cosa vietava a dicembre di fare una legge elettorale e poi votare? Che a settembre ci sono i vitalizi, e dietro alle istituzioni ci sono persone, che ovviamente guardano al loro interesse economico
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zivago
Re: Economia e Finanza
Quindi? Che fare?Zedemel ha scritto: lun 24 apr 2017, 11:37 Si beh la politica del quartiere te la fanno fare tutti, è ad alto livello che le cose cambiano...
Se partiamo dal concetto che, inesorabilmente, c'è un qualcuno che decide quel che possiamo o non possiamo fare... be' siamo condannati in partenza; ci arrendiamo prima di combattere; accettiamo incondizionatamenente la subalternità.
Non è che l'incolpare sempre "quelli là", quelli che stanno a Roma, sia un alibi per giustificare il disimpegno?
Insomma, questa situazione, di cui tutti ci lagnamo, chi la deve cambiare?
Chi? Chi?! Chi?!!!
Re: Economia e Finanza
Io nel mio piccolo qualcosa in passato ho fatto, ma non è importante.zivago ha scritto: lun 24 apr 2017, 11:59Quindi? Che fare?sZedemel ha scritto: lun 24 apr 2017, 11:37 Si beh la politica del quartiere te la fanno fare tutti, è ad alto livello che le cose cambiano...
Se partiamo dal concetto che, inesorabilmente, c'è un qualcuno che decide quel che possiamo o non possiamo fare... be' siamo condannati in partenza; ci arrendiamo prima di combattere; accettiamo incondizionatamenente la subalternità.
Non è che l'incolpare sempre "quelli là", quelli che stanno a Roma, sia un alibi per giustificare il disimpegno?
Insomma, questa situazione, di cui tutti ci lagnamo, chi la deve cambiare?
Chi? Chi?! Chi?!!!
Poi non nascondo che ora scelga m5s, ma non tanto nel merito (fanno cose buone e fanno anche cazzate), ma perché hanno quelle due tre regolette di partenza che gli altri al momento non si danno (niente finanziamenti ai partiti, niente condannati in parlamento, max due mandati). Cose proprio di base secondo me, altrimenti è come fare incontri di pugilato tra diverse categorie.
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Re: Economia e Finanza
Zivago, sui dati INPS ci puoi mettere tutte e due le mani sul fuoco: sono corretti.
"Mezza parola" diciamo in Sicilia.
Il fatto che talvolta "sembra" non corrispondano ai dati ISTAT, deriva esclusivamente dal fatto che l'istituto nazionale di statistica pubblica le rilevazioni in maniera differente da quello di previdenza. Se vai a scorporare i dati e analizzarli nello specifico vedrai che coincidono.
Ovviamente la politica strumentalizza a suo uso e consumo i due dati, a seconda se convenga dare risalto all'uno o all'altro.
I dati degli enti privati, a mio giudizio, hanno una valenza inferiore a quella degli istituti di cui sopra. Sono un riferimento ma nulla più.
Abbiamo già più e più volte messo mano al sistema pensionistico. La stretta già c'è stata e molto forte.
Quello che sostieni tu, e che sostanzialmente coincide con l'opinione pubblica prevalente, è un'arma a doppio e triplo taglio per 3 ordini di ragioni:
1- Costringendo a rimanere al lavoro per più e più anni, avrai una classe produttiva sempre più vecchia e demotivata, improduttiva perché impreparata ad operare con le nuovissime tecnologie, e che farà da tappo alle nuove generazioni.
2- Non è stato misurato, ma sono del parere che costi di più trattenere in servizio un lavoratore della tipologia di cui sopra piuttosto che mandarlo in pensione anche pagandogli il vitalizio per 40 anni.
Ciò in quanto esistono anche i costi indiretti, i "costi di interdipendenza sociale" li definiscono alcuni economisti.
Sotto farò un esempio.
3- Le pensioni, nell'attuale periodo di crisi economica e disoccupazione, sono state il primo ammortizzatore sociale.
Grazie ad esse, molte famiglie sono riuscite ad andare avanti e, in molti casi, a permettere ai propri figli di studiare o, comunque, di curare la propria formazione ed avere in tal modo maggiori opportunità nel mondo del lavoro.
Parlo per me così nessuno si offende.
Se non ci fosse stata la lauta pensione di mio padre, pagata da mamma INPS, col cavolo che mi sarei sognato di laurearmi ed aprire un mio studio d'avvocato. Potevo essere la mente più brillante della Sicilia, ma sarei finito per lavorare in qualche albergo. E già mi sarebbe andata bene perché abito in un posto turistico. Altrimenti, o lavoro intermittente e dequalificato, o emigrazione.
Esempio pratico per il punto n. 2
Ho assunto l'incarico da parte di un Ente pubblico di recuperare giudizialmente quota parte di tributi non riversata negli anni da parte di 35 comuni.
Per instaurare con successo l'azione in tribunale, è necessario produrre i conteggi dettagliati delle somme dovute.
Ebbene, nessun dipendente dell'ufficio ragioneria del suddetto ente, che non è proprio piccolino, è stato capace di fare questo lavoro.
Non erano solo "svogliati", ma erano, soprattutto, assolutamente incapaci di farlo.
Quindi, ho dovuto supplire io e fare anche il lavoro che competeva agli uffici amministrativi, altrimenti la pratica si sarebbe bloccata. E stiamo parlando di oltre 3 milioni di euro da recuperare. Mica di bruscolini.
Non solo.
Ho dovuto spiegare nel dettaglio la metodologia da me seguita e, siccome la cosa non è semplicissima, ci ho dovuto perdere un'intera mattinata per spiegare come e dove scorporare i dati dei bilanci. Insomma ho fatto anche da formatore, anche se questi non mi pare avessero tutta questa voglia di apprendere.
Non è che io sapessi già da prima come bisognava fare, mi sono dovuto mettere a studiare: acquistare un libro di finanza locale, recuperare qualche dispensa da parte di un mio amico segretario comunale etc.
Sono stato "costretto" a farlo, perché i dipendenti a cui sarebbe toccato, non avevano né i mezzi culturali né la voglia per mettersi a studiare.
Vuoi sapere quale è stata la loro risposta al mio primo colloquio quando ho assunto l'incarico? "Avvocato, ma cosa ni cunta, avemu 60 anni all'uno, ormai semu stanchi, ah speriamo ca na dugnunu sta pensione ... facissi lei i cunti poi casomai nui ci mittemu u bullu".
Per carità, alla fine della fiera, adesso io sono più formato rispetto prima. Leggi vantaggio lavorativo.
Però:
a- l'Ente ha perso 4 mesi di tempo che non avrebbe dovuto perdere
b- Il problema si riproporrà alla prossima vertenza.
Rapportate l'esempio di sopra alla macchina amministrativa nel suo complesso, e avrete chiaro quale sia il primo collo di bottiglia che blocca la crescita interna.
"Mezza parola" diciamo in Sicilia.
Il fatto che talvolta "sembra" non corrispondano ai dati ISTAT, deriva esclusivamente dal fatto che l'istituto nazionale di statistica pubblica le rilevazioni in maniera differente da quello di previdenza. Se vai a scorporare i dati e analizzarli nello specifico vedrai che coincidono.
Ovviamente la politica strumentalizza a suo uso e consumo i due dati, a seconda se convenga dare risalto all'uno o all'altro.
I dati degli enti privati, a mio giudizio, hanno una valenza inferiore a quella degli istituti di cui sopra. Sono un riferimento ma nulla più.
Abbiamo già più e più volte messo mano al sistema pensionistico. La stretta già c'è stata e molto forte.
Quello che sostieni tu, e che sostanzialmente coincide con l'opinione pubblica prevalente, è un'arma a doppio e triplo taglio per 3 ordini di ragioni:
1- Costringendo a rimanere al lavoro per più e più anni, avrai una classe produttiva sempre più vecchia e demotivata, improduttiva perché impreparata ad operare con le nuovissime tecnologie, e che farà da tappo alle nuove generazioni.
2- Non è stato misurato, ma sono del parere che costi di più trattenere in servizio un lavoratore della tipologia di cui sopra piuttosto che mandarlo in pensione anche pagandogli il vitalizio per 40 anni.
Ciò in quanto esistono anche i costi indiretti, i "costi di interdipendenza sociale" li definiscono alcuni economisti.
Sotto farò un esempio.
3- Le pensioni, nell'attuale periodo di crisi economica e disoccupazione, sono state il primo ammortizzatore sociale.
Grazie ad esse, molte famiglie sono riuscite ad andare avanti e, in molti casi, a permettere ai propri figli di studiare o, comunque, di curare la propria formazione ed avere in tal modo maggiori opportunità nel mondo del lavoro.
Parlo per me così nessuno si offende.
Se non ci fosse stata la lauta pensione di mio padre, pagata da mamma INPS, col cavolo che mi sarei sognato di laurearmi ed aprire un mio studio d'avvocato. Potevo essere la mente più brillante della Sicilia, ma sarei finito per lavorare in qualche albergo. E già mi sarebbe andata bene perché abito in un posto turistico. Altrimenti, o lavoro intermittente e dequalificato, o emigrazione.
Esempio pratico per il punto n. 2
Ho assunto l'incarico da parte di un Ente pubblico di recuperare giudizialmente quota parte di tributi non riversata negli anni da parte di 35 comuni.
Per instaurare con successo l'azione in tribunale, è necessario produrre i conteggi dettagliati delle somme dovute.
Ebbene, nessun dipendente dell'ufficio ragioneria del suddetto ente, che non è proprio piccolino, è stato capace di fare questo lavoro.
Non erano solo "svogliati", ma erano, soprattutto, assolutamente incapaci di farlo.
Quindi, ho dovuto supplire io e fare anche il lavoro che competeva agli uffici amministrativi, altrimenti la pratica si sarebbe bloccata. E stiamo parlando di oltre 3 milioni di euro da recuperare. Mica di bruscolini.
Non solo.
Ho dovuto spiegare nel dettaglio la metodologia da me seguita e, siccome la cosa non è semplicissima, ci ho dovuto perdere un'intera mattinata per spiegare come e dove scorporare i dati dei bilanci. Insomma ho fatto anche da formatore, anche se questi non mi pare avessero tutta questa voglia di apprendere.
Non è che io sapessi già da prima come bisognava fare, mi sono dovuto mettere a studiare: acquistare un libro di finanza locale, recuperare qualche dispensa da parte di un mio amico segretario comunale etc.
Sono stato "costretto" a farlo, perché i dipendenti a cui sarebbe toccato, non avevano né i mezzi culturali né la voglia per mettersi a studiare.
Vuoi sapere quale è stata la loro risposta al mio primo colloquio quando ho assunto l'incarico? "Avvocato, ma cosa ni cunta, avemu 60 anni all'uno, ormai semu stanchi, ah speriamo ca na dugnunu sta pensione ... facissi lei i cunti poi casomai nui ci mittemu u bullu".
Per carità, alla fine della fiera, adesso io sono più formato rispetto prima. Leggi vantaggio lavorativo.
Però:
a- l'Ente ha perso 4 mesi di tempo che non avrebbe dovuto perdere
b- Il problema si riproporrà alla prossima vertenza.
Rapportate l'esempio di sopra alla macchina amministrativa nel suo complesso, e avrete chiaro quale sia il primo collo di bottiglia che blocca la crescita interna.
1,73m x 57kg
obiettivi: mezzofondista in cerca di sfide
obiettivi: mezzofondista in cerca di sfide
Re: Economia e Finanza
il problema è che la tua amata fintosinistra:zivago ha scritto: lun 24 apr 2017, 7:40Se a quel libello sostituiamo qualche nome, cambiamo alcuni avverbi, modifichiamo pochi aggettivi (addolcendoli): possiamo facilmente prenderlo per il proclama di una farneticante jihad islamica.GioPod ha scritto: dom 23 apr 2017, 12:12 E intanto, nell'estrema sinistra un dì lontano cara al nostro Luc si stanno affacciando pensieri come questo (tale La Grassa, ex docente di Economia Politica, su facebook):
COMINCIAMO A DIRCI ALCUNE VERITA’
...
Un encomio va dunque al buon GioPod che così ci ha mostrato l'esempio di un pericoloso, oltre che stolido, modo di usare la rete: per aizzare gli animi peggiori, per lanciare deliranti fatwā che inneggiano alla guerra santa contro la canaglia nemica... (« … Bisogna combattere e annientare una simile falsa sinistra con metodi assai diversi da quelli “democratici” del voto. Non ce ne libereremo mai in questo modo. Bisogna distruggerla, disperderla, incenerirla. »).![]()
- la jihad la sta facendo già da 20 anni nella realtà (balcani, iraq, afghanistan, libia, siria)
- oltretutto la fa solo per favorire interessi stranieri (che l'ENI non ha bisogno della jihad... anzi)
- sta vostra jihad ha già ammazzato 4 milioni di persone
- aizza contro la canaglia nemica (putin, assad, gheddafi, milosevic) e non sono sfoghi internettari, ma cose che causano morte reale
- essendo europeista, per favorire i suoi amichetti multinazionali, distrugge l'economia del paese, TE compreso, che però ne sembri masochisticamente contento
Re: Economia e Finanza
purtroppo è un cane che si morde la cosa, la persona "anziana" è logicamente svogliata (ma spesso anche dopo non molti anni di lavoro), allo stesso tempo se non si lavora molti anni il sistema lavoro/pensioni non sta in piedi.spiritolibero ha scritto: lun 24 apr 2017, 12:29 Sono stato "costretto" a farlo, perché i dipendenti a cui sarebbe toccato, non avevano né i mezzi culturali né la voglia per mettersi a studiare.
Vuoi sapere quale è stata la loro risposta al mio primo colloquio quando ho assunto l'incarico? "Avvocato, ma cosa ni cunta, avemu 60 anni all'uno, ormai semu stanchi, ah speriamo ca na dugnunu sta pensione ... facissi lei i cunti poi casomai nui ci mittemu u bullu".
Per carità, alla fine della fiera, adesso io sono più formato rispetto prima. Leggi vantaggio lavorativo.
Però:
a- l'Ente ha perso 4 mesi di tempo che non avrebbe dovuto perdere
b- Il problema si riproporrà alla prossima vertenza.
Rapportate l'esempio di sopra alla macchina amministrativa nel suo complesso, e avrete chiaro quale sia il primo collo di bottiglia che blocca la crescita interna.
Mutante sovrumano
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zivago
Re: Economia e Finanza
Ciao lucaliffo,lucaliffo ha scritto: sab 22 apr 2017, 14:25 ... il saggio di profitto (pv) non cala sostituendo macchine (c) a umani (v) perchè in queste condizioni i salari non accompagnano l'aumento di produttività e il "monte salari" totale del sistema cala. ed è quello che sta avvenendo e che continuerà ad avvenire.
marx non poteva ammettere questo perchè era un politicante e non un economista serio. distorceva e inventava "leggi economiche" per tentare di comprovare matematicamente l'esistenza e l'entità dello "sfruttamento" e sobillare gli operai. per questo inventò che solo il lavoro umano è produttivo (valore-lavoro), cosa che io confutai ai compagni già nella primavera 1979 a 14 anni di età![]()
e sto valore-lavoro è una teoria necessaria per sostenere poi l'escatologica teoria della fine del capitalismo per dimagrimento del tasso di profitto, falsificata la prima si falsifica anche la seconda.
questo sul piano ECONOMICO, che mi interessa particolarmente.
poi sul piano POLITICO-MORALE le frescacce di marx sono state utilissime per creare un clima culturale che ha permesso il miglioramento enorme delle condizioni di vita di quel "popolo" di cui tu dici di non fidarti. ma frescacce rimangono.
la tua sicumera è sempre divertente.
Da quel che leggo capisco che te (con altri) di produzione industriale sapete ben poco.
Eh già! Chi male intende peggio risponde. La teoria di Marx sulla “caduta tendenziale del saggio di profitto” si basa sul fatto che « … il saggio del profitto costituisce la forza motrice della produzione capitalistica … » e quindi, dato il contesto storico in cui è stata formulata, si riferisce principalmente alla produzione industriale.
E ci azzeccò in pieno!
È vero che la tecnologia ha drasticamente ridotto l'occupazione e quindi il monte salari ma oggi, rispetto al passato i costi di ingegnerizzazione e produzione del prodotto industriale sono enormemente cresciuti. Lo dico con sicurezza perché opero nel settore industriale da quasi cinquant'anni.
Per produrre un qualsiasi manufatto industriale, un tempo servivano tanti operai, grandi capannoni per ingombranti macchinari, enormi spazi di stoccaggio della materia prima e dei prodotti finiti. Oggi bastano pochissimi operai; poche ma versatilissime macchine (i robot) che operano in spazi ridotti e sono facilmente dislocabili; un magazzinaggio che il time to market ha ridotto all'essenziale. Però…
Se prima il modello di un'automobile, di una lavatrice o una caffettiera durava anni (a volte decenni) oggi, qualsiasi prodotto dura 1-2 anni, in molti casi anche una sola stagione. Faccio degli esempi riferiti al settore che meglio conosco perché ci lavoro: l'automotive .
Un'automobile oggi richiede, tra lo sviluppo e la messa in produzione, mediamente 18 mesi: si pensi che solo di stampi (il mio specifico settore) se ne devono costruire ca. 1500. Per la progettazione, l'organizzazione delle forniture, la messa a punto delle linee di produzione, la logistica e la pianificazione delle vendite: occorrono investimenti colossali. Se il modello non ha un immediato successo di vendite, l'industria che lo produce (e tutto l'indotto) va in sofferenza. Dunque, a differenza di un tempo, bisogna sempre avere a disposizione una vasta gamma di modelli di modo che, qualora uno andasse male, si possa sperare nella miglior sorte di un altro. Vetture come la “Fiat 600”, la “Peugeot 404” o il “Maggiolino VW” di un tempo rimanevano sul mercato per decenni senza sostanziali modifiche; richiedevano una minima progettazione; avevano un contenuto tecnologico elementare. Oggi anche la più scarsa delle utilitarie richiede una sofisticatissima progettazione (solo in parte semplificata dai computer) e a monte tanta ricerca e sviluppo. Nelle fabbriche ci sono pochi operai che “spingono un bottone”, però l'approntamento delle linee di produzione è molto complesso e costoso e poi, quando sono funzionanti, richiedono tanta manutenzione e sono soggette a periodici fermi (non è vero che i robot lavorano sempre 24h x 24h tutti i giorni dell'anno) e a continui aggiornamenti tecnologici. Se per il lancio di un prodotto una volta bastava qualche “Carosello” ed un po' di manifesti sulle strade; oggi richiede lo studio di un sofisticato marketing strategico, un lancio pubblicitario multimediale e mondiale, costose sponsorizzazioni. Le macchine di un tempo erano “bare ambulanti”; oggi per la commercializzazione di una vettura il suo costruttore deve passare il vaglio di rigidissime norme a tutela della sicurezza e dell'ambiente; ciò comporta (ce lo insegnano anche recenti vicende) notevoli costi aggiuntivi. Così come, in fase di produzione, per osservare le norme a tutela dell'ambiente, della salute di lavoratori ed il corretto smaltimento dei rifiuti, ci sono costi incomparabili rispetto a quando le industrie inquinavano l'ambiente e sacrificavano la salute dei lavoratori come volevano. A tutto questo va aggiunto l'aumentato prezzo dell'energia e delle materie prime, nonché l'aggravio fiscale. Infine mai come oggi la concorrenza, che è mondiale, impone il massimo contenimento dei prezzi di vendita: sconti, dilazioni, promozioni, permute, ecc. .
Insomma, chiunque sa come oggi funziona la produzione industriale, sa che l'enorme aumento della composizione organica del capitale da investire (metodi, tecnologie, macchinari, materi prime, energia) non è compensato dalla pur drastica riduzione della componente variabile (i salari) che c'è stata negli ultimi decenni. È dunque matematicamente accertato che, nel settore industriale, quella “caduta tendenziale del saggio di profitto” che Karl Marx aveva previsto 150 anni fa, si è avverata in pieno.
Tuttavia, dici bene lucaliffo, « … il capitalismo è vivo e vegeto e la quota-profitti in costante aumento… » . Sì, il capitalismo si è rafforzato perché, a differenza del socialismo, si è rinnovato e trasformato. Il capitalismo industriale si è spostato là dove può operare più liberamente: con meno tasse, meno norme e burocrazia, meno vincoli per il rispetto ambientale e la salute dei lavoratori, meno sindacati, bassi salari, profittevoli complicità con il potere politico. Ma più di tutto il capitalismo si è trasformato da industriale a finanziario: lì è cresciuto enormemente il saggio di profitto: li il denaro ha prodotto denaro, si è moltiplicato in modo vertiginoso (oggi si stima che la ricchezza finanziaria circolante nel mondo sia 13 volte superiore alla reale ricchezza di beni e servizi).
Eppure anche qui l'economista-filosofo di Treviri ci aveva preso abbastanza. Pure nel settore finanziario ci sono cadute: sono esplose le bolle speculative; sono crollate importanti banche; interi sistemi monetari sono sull'orlo di una definitiva crisi; l'”economia di carta” ha innescato una lunghissima crisi economica che dura ormai da dieci anni e della quale neppure intravvediamo la fine. Certo nel mondo c'è chi sta meglio e chi sta peggio ma dappertutto c'è provvisorietà. Anche là dove c'è crescita economica e stabilità politico-sociale, l'equilibrio è comunque precario. Su tutti incombe la “caduta tendenziale”: per l'impetuoso progresso tecnologico; per l'esasperata concorrenza commerciale; per la necessaria sostenibilità ambientale e i cambiamenti climatici; per l'invecchiamento accelerato della popolazione nei paesi industrializzati (Cina compresa) e la crescita demografica nei paesi poveri; per la penuria delle materie prime; ecc. .
Neppure i padroni del mondo possono star tranquilli perché, come profetizzò il Carletto, o la lotta di classe (motore della storia) tra ricci e poveri del mondo si compone in un accettabile compromesso, oppure sarà la catastrofe per tutti.
Per il resto delle cose che dici, caro lucaliffo, io evito di risponderti a tono: non perché non abbia argomenti, ma perché non voglio che la discussione vada oltre i limiti di un civile, seppur vivace, confronto.
Non mi piacciono i battibecchi a suon di slogan; non ci sto al far provocazioni forzando sui termini; non voglio fare a gara a chi usa più “kkk”, “zzz”, “sss” e derisorie storpiature; trovo brutto l'ostentare un fraseggio sboccato; nemmeno voglio cavillare fino alla noia per il gusto di dire l'ultima parola o affermare di avere più ragione di te.
Buon 25 aprile a tutti. Buona festa della Liberazione e…
ORA E SEMPRE RESISTENZA!
