Io invece mi diletto in altro tipo di letture. Avete presente la serie televisiva del "Trono di Spade"? In realtà prima della serie sono nati i libri, e la saga letteraria è molto complessa. Moltissimi i riferimenti politici, anzi praticamente è un unico romanzo fantasy "politico" e oltremodo realistico.
Qualcosa di totalmente originale nella letteratura contemporanea.
"Devo quindi intendere che tu avresti risparmiato il ragazzo e detto a lord Frey di non avere bisogno della sua alleanza? Un simile gesto avrebbe spinto di nuovo quel vecchio idiota dritto tra le braccia di Stark, garantendoci un altro anno di guerra. Prova a spiegarmi per quale motivo è un atto più nobile macellare diecimila uomini sul campo, piuttosto che ucciderne una dozzina a cena.» Tyrion non trovò nulla da rispondere".
G.R.R. Martin, A song of ice and fire - libro terzo pag. 745 ed. italiana
Ci si riferisce a una strage "politica" organizzata da Tywin Lannister volta ad eliminare il re, Robb Stark, e tutti i comandanti della fazione nemica.
Il personaggio di Tywin Lannister, pur non avendo un punto di vista proprio, è quello che domina lo scacchiere politico dei 7 regni.
Nel passo citato sta spiegando al figlio Tyrion le ragioni che lo hanno condotto a ideare il massacro delle "nozze rosse" per porre fine alla guerra che imperversava su Westeros.
Tywin è la perfetta trasposizione del principe di Machiavelli. Pragmatico e senza sovrastrutture morali che limitino la sua azione "politica".
Il problema che ci pone Martin è se oggi dobbiamo ancora rifarci a questo modo di agire oppure se lo stesso debba necessariamente essere superato. Il punto viene temporaneamente lasciato aperto -"Tyrion non trovò nulla da rispondere"- per poi essere successivamente risolto alla tipica maniera dell'autore: Tywin Lannister viene ucciso da Tyrion mentre è seduto sulla latrina, intento ad espletare i suoi bisogni.
L'episodio ha chiaramente un significato metaforico.
Il modo di agire e di concepire la politica di Tywin deve essere gettato via se si vuole costruire una società nuova.
Quello che Martin rimprovera al "principe" è di perseguire unicamente il proprio scopo individuale piuttosto che il benessere del reame.
La pace sopra vantata da Tywin è infatti meramente apparente.
Molti si pongono la domanda su quale sia il nemico nel mondo del ghiaccio e del fuoco, non essendoci una chiara linea di demarcazione. Ma il nemico è la guerra stessa.
Nel pensiero "moderno" di Martin il male esisterà fino quando l'umanità non troverà un modo di risolvere i conflitti diverso dalla guerra. Solo ciò consentirà alla società di progredire definitivamente. Altrimenti... ...arriverà l'inverno. La domanda di fondo che pone l'autore è la suguente "È davvero inevitabile la guerra?"
Il tema per come è trattato nei libri ci pone davanti alla questione e, a mio giudizio, non è stato ancora ben compreso dai commentatori contemporanei. Probabilmente la trasposizione televisiva è la fortuna e la disgrazia della saga. Ancora peraltro incompleta.
N.B. L'episodio delle "nozze rosse" è ispirato dal cap, 8 del Principe di Machiavelli, nel quale Oliverotto da Fermo fa tenere un banchetto in onore dello zio e degli altri notabili locali. Al termine della cena li fa massacrare tutti quanti e si autoproclama signore di Fermo.